Il mondo intero è nell’attesa e la nostra stessa preghiera deve essere protesa verso il compimento escatologico. Nel proclamare «Vieni, Signore Gesù», la nostra preghiera dovrebbe far proprie tutte le attese, tutte le sofferenze fisiche e morali dell’umanità che vive accanto a noi, nella consapevolezza che le nostre vite e tutte quelle di quanti ci circondano sono trascinate nel movimento dell’intera creazione verso il Cristo. Il Cristo è anche colui che viene sempre. La sua venuta è, per ciascuna delle nostre anime, una realtà attuale: «Ecco, io sto alla porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, verrò da lui, cenerò con lui e lui con me» (Ap 3,20). Se lasciamo entrare il Cristo a casa nostra, egli ci farà partecipi dei suoi doni e dei suoi beni; egli ha da dire una parola particolare a ciascuno di noi; mediante la sua grazia, egli sollecita continuamente, dall’intimo, i nostri cuori. Per questo egli vuole che siamo attenti alla sua venuta, che spalanchiamo le porte dei nostri cuori. Egli è sempre colui che viene, come precisa il testo: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine» (Ap 22,13). Egli è il termine verso il quale noi tendiamo; in lui tutto si riassume, perché egli è l’unico fine di tutte le cose. È già cominciato qualcosa che non terminerà mai, ed è la nostra trasformazione in Gesù Cristo: bisogna lasciarlo agire in noi…
Ci è chiesto di essere assetati, di essere aperti a Dio, per lasciar scaturire dal fondo della nostra anima questa sete di grazia che il Signore soltanto potrà estinguere: «Chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà più sete» (Gv 4,14). Questa parola si rivolge a tutti, senza eccezioni e senza condizioni; nonostante i nostri peccati passati, la nostra mediocrità, l’insensibilità spirituale, basta credere all’Amore, credere che tutto è possibile sempre, che nulla è irrevocabile, né fallimenti né infedeltà. La grazia di Dio può porre rimedio a tutto, tutto redimere: ritornare a Dio è sempre un inizio assoluto, perché la potenza di Dio è senza limiti.
«E chi ascolta dice: “Vieni!’: E chi ha sete, venga; e chi vuole, attinga gratuitamente l’acqua della vita» (Ap 22,17). Con «colui che rende testimonianza» diciamo sì, Amen, aprendo i nostri cuori a ciò che Cristo vuole compiere in noi e mediante noi, perché scaturisca dal fondo dei nostri cuori una sorgente inesauribile di vita e d’amore.
JEAN DANIÉLOU
in AA.VV, Eléments de spiritualité pour le laïc d’aujourd’hui, Paris 1958, pp. 38-41
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