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Camminare insieme

Con tutta la Chiesa cattolica mondiale, con quella Italiana e diocesana, anche la Comunità Cristiana di Villarbasse si è messa in cammino sinodale (sinodo=camminare insieme). Il Papa ci invita a “Incamminarci non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale. Diventare Chiesa dell’Ascolto. Diventare una Chiesa della vicinanza. Lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza”.

Abbiamo iniziato con un incontro di riflessione guidato da don Michele Roselli, direttore dell’ufficio catechistico della Diocesi, nel quale sono state evidenziate sia la situazione della Chiesa oggi con le sue sfide, sia delle prospettive su cui riflettere per il futuro. Che significa oggi credere? Non è più scontato, come un tempo, che diventare grandi ed avere fede siano situazioni sovrapponibili; non si è più credenti per convenzione. Ciascuno sceglie di essere credente e continuamente deve riformulare questa scelta.
La tesi di fondo è che ci vuole una trasfigurazione del Cristianesimo per rispondere alle sfide culturali del nostro tempo: bisogna praticare un Cristianesimo che abbia valore per le donne e gli uomini di oggi.
Scrive Papa Francesco: “Attraverso tutte le sue attività la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambito di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione”. (Evangelii Gaudium 28)
Questa è una sfida forte. Per questo dobbiamo condividere: un’idea di Chiesa, un’idea di missione, un’idea di tradizione delle fede, che procede di generazione in generazione.
Bisogna domandarsi che cos’è l’essenziale: non tanto convocare tavoli del fare, ma creare contesti di condivisione della fede e della preghiera. Bisogna condividere le esperienze umane essenziali con i verbi della vita: nascere, crescere, innamorarsi, soffrire, morire. Essere testimonial non è essere testimoni: il primo è un modello da seguire, invece essere testimoni significa far trasparire la luce, che viene fuori da sola. C’è bisogno di rabdomanti della fede, cioè di coloro che vanno in giro scoprendo le sorgenti che lo Spirito Santo continuamente fa sgorgare.

Alla luce di questi stimoli e guidati da alcune domande ci siamo incontrati nell’Assemblea di Comunità per dare a ciascuno e ciascuna del tempo di parola nel quale abbiamo condiviso riflessioni, sguardi, indicazioni sul cammino della Chiesa in generale e della Comunità Cristiana di Villarbasse in particolare. Gli ambiti su cui abbiamo condiviso sono: Essere comunità, Celebrare insieme, Chiesa in uscita.
È stata un’occasione preziosa nella quale i presenti hanno condiviso la responsabilità e il dono di essere membra vive della Chiesa. Occasione di verifica, di revisione, ma anche di sguardo sul futuro, di sogno, di prospettiva. Ci siamo ascoltati vicendevolmente con la consapevolezza che ogni persona è dono prezioso per il bene di tutti.

Ci sarà ancora una terza tappa nella quale, alla luce delle cose emerse, saranno delineati dei percorsi, dei processi che ci conducano a dei cambiamenti strutturali che ci aiutino a vivere in modo più autentico secondo il Vangelo e ci permettano di essere testimoni credibili e contenti dell’amore di Cristo nel luogo in cui la Comunità Cristiana vive affinché a tutti possa giungere il profumo del Vangelo per una vita piena e vera. È un compito serio, complesso, ma se ci lasceremo guidare con fiducia dallo Spirito Santo vedremo germogliare cose nuove per la gioia di tutti.

Scrive il nuovo Vescovo di Torino, Mons. Roberto Repole: “Abitiamo un mondo ricco, pieno delle stupefacenti possibilità che ci sono offerte da una tecnica sempre più avanzata. Abitiamo un mondo in cui sembra possibile soddisfare ogni bisogno. E può crescere, anche tra i cristiani, la tentazione nefasta di chiedere ormai tutto a questo mondo, che rimane tuttavia finito, fragile, e in alcuni aspetti persino malato. Dirigere a questo mondo finito il nostro desiderio di vita infinita è però mettersi nell’anticamera dell’infelicità e persino della disperazione. Non c’è proprio bisogno oggi di una Chiesa che sia il semplice prolungamento di questo nostro mondo. C’è invece ancora un bisogno immenso, dentro questo mondo, del servizio che possono rendere dei cristiani che continuano a rimanere in attesa della venuta ultima del Risorto: è il servizio della speranza, è il servizio di un senso per le nostre esistenze e la nostra umanità” (Saluto al termine dell’Ordinazione Episcopale).

Articolo per Tutto Villar Giugno 2022

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