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Il mandorlo fiorito – spunti per riflettere

LA FEDE POSSIBILE

C’è, un aspetto che non può passare inosservato a chi desidera vivere, sinceramente e con tutto il cuore, una vita cristiana in questo nostro tempo.
Ci sono state epoche in cui la fede era semplicemente “normale”. Forse, anche a motivo del fatto che si abitava un mondo in cui si riteneva che ogni evento – di qualunque specie – fosse sotto l’influsso di interventi immediati e puntuali di Dio, la fede era considerata realtà ovvia. Molti conservano, a tutt’oggi, il ricordo del giudizio sostanzialmente negativo che, nei piccoli paesi, veniva dato di quanti, in un qualche modo, osavano distaccarsi dalla fede comune. È il segno evidente che “non si poteva non credere”. Il fatto stesso che si ritenesse normale battezzare i bambini, ancora privi di coscienza, si spiega soltanto nell’orizzonte di una fede percepita e vissuta come realtà ovvia. Credere era come respirare: qualcosa di immediato, normale, inconsapevole, eppure profondamente vitale.
Oggi, è sotto gli occhi di tutti il mutamento esteriore ed interiore che, a tal riguardo, è avvenuto. Intanto, le grandi migrazioni così come la maggiore conoscenza che i mezzi di comunicazione ci offrono, rendono tutti più avvertiti del fatto che esistono, nel mondo, diverse fedi. Ma, aldilà di ciò, è facile percepire come la fede non sia più l’unico orizzonte possibile in cui affrontare la vita e, perciò, non sia più “normale”; e come, per conseguenza, la vita cristiana non sia più l’unica maniera di vivere. Lo sanno molto bene quei cristiani che, per motivi di studio o di lavoro, si trovano immersi in relazioni diverse. Nelle aule di scuola o di università, nelle officine o negli uffici, essi intrattengono certamente contatti con persone cristiane, che intendono vivere, per quel che è loro possibile, una esistenza improntata al vangelo di Cristo; ma si trovano, sempre più spesso, a doversi confrontare con persone che, invece, non sono affatto credenti.
Insomma, ciò che un tempo era semplicemente impensabile, oggi è divenuto scontato: si può essere credenti; ma si può, allo stesso modo, non credere. Senza che, con ciò, venga necessariamente meno un anelito alla giustizia, alla ricerca del bene, ad una condotta personale retta. Uno dei modi con cui i cristiani rispondono, infatti, al disagio che questo mutamento provoca consiste, talvolta, nel sostenere che chi non crede sarebbe privo di valori secondo cui orientare la vita. Questo può essere vero; ma non è affatto scontato. Non è, anzi, inusuale dover constatare che esistono dei non credenti, anche molto semplici, che vivono una vita buona e onesta; così come ci sono intellettuali “laici” che si interrogano sinceramente sui valori che gli individui e le società dovrebbero perseguire.
Tale mutamento, già così percepibile esternamente ha, poi, delle indubbie ripercussioni anche all’interno. Infatti, poiché non è più normale credere, anche il cristiano che intende improntare al vangelo la sua vita, avverte sempre di più che la sua fede deve costantemente confrontarsi con la prospettiva della non credenza. La sua è una fede non più scontata, ma possibile: in quanto tale, egli non può non sentire dentro di sé le domande, le ragioni, i sentimenti e le suggestioni che gli giungono dall’altra possibilità, quella della non credenza.
Tutto ciò rende la fede e la possibilità di una vita cristiana ovviamente più fragili. Ma, in un tale contesto, è ugualmente più fragile anche la posizione di chi non crede e il suo modo di interpretare la vita. Il prezzo che deve pagare chi intende vivere una vita cristiana, in questo nostro tempo, è quello di abitare un mondo forse privato di posizioni forti, con tutto il vantaggio di chiarezza e di nettezza dei punti di vista che esse offrono. Il guadagno è dato dalla opportunità di riscoprire che la fede è una possibilità libera; che la vita cristiana è tanto più convincente e comunicabile quanto più si mostra realmente umanizzante; che il confronto con altre vite e con altre posizioni è qualcosa di sempre utile e arricchente.

Roberto Repole, La Vita Cristiana, San Paolo

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