DIO SI FA PRESENTE NELLA NOSTRA VITA
di Paola Bignardi
Ci sono persone che sottoscriverebbero a occhi chiusi l’affermazione del titolo, e altre che potrebbero persino riderne. Dio è o non è presente nella vita delle donne e degli uomini di oggi? E anche di ogni tempo? Se si leggono i salmi, preghiere-poesie che racchiudono la sapienza religiosa d’Israele e che i cristiani riconoscono co-me loro preghiera di oggi, ci si imbatte in affermazioni che sembrano contraddirsi, e dare ragione sia a chi avverte Dio presente e vicino, sia a chi pensa di essere stato abbandonato da lui: «Il Signore è vicino a chiunque lo cerca» (Sal 145,18), «Ascolta il loro grido e li salva» (Sal 145,19); e ancora: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Sal 22,2). Quella di Dio è una presenza discreta, singolare; è il cuore a riconoscerla, e non i sensi. La presenza di Dio non è come quella del vicino di casa che abita sul nostro pianerottolo, o come quella dell’amico con cui ci troviamo a scambiare confidenze. Qualcuno potrebbe pensare che la presenza di Dio, quella convincente e decisiva, passa attraverso manifestazioni straordinarie: miracoli, apparizioni, esaudimento certo dei propri desideri… La ricerca di queste manifestazioni straordinarie del divino negli ultimi tempi si è accresciuta, ma Dio non percorre le strade di ciò che è strabiliante e spettacolare; anzi, l’episodio delle tentazioni di Gesù nel deserto starebbe a dire che questa è una tentazione del demonio, che Gesù re-spinge in maniera risoluta. Il modo di essere presente di Dio è diverso. Nella solitudine e nello scoraggiamento di Elia nel deserto, Dio si fa presente, ma a modo suo. Il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo, da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì Elia si coprì il volto con il mantello (1 Re 19,11-13). Potremmo dire: Dio si è fatto avvertire nel cuore di Elia, in quel silenzio che solo lo poteva raggiungere nella profondità di sé. Dio è mistero, non un’evidenza. Si fa presente nella vita di Mosè in un roveto, il più umile degli arbusti, che brucia senza consumarsi, per rivelarsi e dire a Mosè che ha udito il grido di dolore del suo popolo: Dio si fa presente perché ascolta, perché accompagna il suo popolo lungo il suo cammino.
Vi è una presenza oggettiva di Dio nella vita dei credenti, attraverso la chiesa. Dio è presente nella sua Parola, che non è una serie di informazioni per la mente, ma è parola viva per ciascuno di noi. Nella Parola, Dio si fa nostro compagno di viaggio, illumina le situazioni della nostra esistenza, con-duce il nostro cammino con la sua luce che il Salmo 118 paragona a quella di una lampada: luce modesta, che illumina solo un tratto del cammino senza rischiarare tutto l’orizzonte, ma in grado di condurci passo dopo passo, con un chiarore che è guida continua, che si adatta alle situazioni che giorno dopo giorno segnano il nostro percorso. Dio è presente nell’eucaristia, il dono di tutto il bene possibile che Dio ha in serbo per noi, che di celebrazione in celebrazione ci viene offerto e che nella permanenza di Gesù custodita nel tabernacolo resta con noi come presenza reale e al tempo stesso simbolica di una volontà di vicinanza di Dio al percorso umano. Parola ed eucaristia sono presenze vere ma non evidenti: la Parola parla solo al cuore che le si apre; l’eucaristia è presenza solo per chi è disposto ad affidarsi al mistero che essa racchiude. È il cuore che riconosce e avverte la Presenza e che decide di stare davanti ad essa. Sappiamo, nella fede, che il Risorto ha mandato il suo Spirito perché sia con noi per sempre. Paolo ci ricorda che lo Spirito abita dentro di noi (1Cor 3,16); potremmo dire che fa una cosa sola con noi. Dunque Dio è sempre presente nella nostra esistenza, sia che ne siamo coscienti sia che non lo siamo. La presenza di Dio nella nostra vita non sta nella nostra consapevolezza di essa, ma è un dato di fatto. Dunque la domanda che ci possiamo porre non è se Dio è o meno presente nella nostra vita, ma piuttosto in che modo possiamo riconoscerne la presenza, in che modo possiamo raggiungere quella profondità della nostra vita in cui lo Spirito abita, prega, si rivolge a Dio con gemiti inesprimibili, per usare le parole paoline.
Così, la presenza di Dio diviene molto personale, intima, interiore. Di volta in volta la Presenza ci dà ciò di cui in quel momento abbiamo bisogno. Ci guida lungo il cammino della vita, indicandoci le vie del bene, non semplicemente nella forma astratta e impersonale di una norma o di una parola anonima, ma con l’ispirazione di ciò che è bene per noi in quel momento. Traccia il cammino della vita, per chi è disposto ad affidarsi a ciò che nell’intimità della coscienza lo Spirito suggerisce. Sostiene nei momenti dell’incertezza. Non sempre il confine tra il bene e il male è netto e definito: spesso ha contorni sfuggenti, lasciando nell’indecisione di scelte che esaltano la grandezza della libertà umana, ma che chiedono decisioni faticose da assumere e da affrontare. Il discernimento condotto con serietà, nella certezza dell’azione divina nella coscienza, permette di superare la fatica dura di certi momenti, e di fare in essi esperienza di Dio. Dà forza nei momenti della lotta. Lotta per la fede e dentro la fede, lotta contro le lusinghe del potere e la seduzione dell’affermazione di sé, lotta contro la tentazione di pensare che Dio ci abbia abbandonati. Nessun uomo o donna di Dio sono stati esenti da questo combattimento, e nemmeno il Signore Gesù. Dio ci dà la forza di stare dentro certi momenti con la dignità di chi non intende consegnarsi a progetti di basso profilo. Consola nei giorni dell’angoscia, quando le vicende dell’esistenza sembrano voler sopraffare la speranza e la fiducia nella vita. La sua consolazione non cancella la sofferenza, ma ricordandoci che lui ha attraversato come noi l’umiliazione e il dolore, permette di stare dentro la difficoltà senza perdere il senso di essa. Avvolge con la sua misericordia, e nei momenti della sconfitta, quando abbiamo permesso al male di prevalere su di noi, ci dà la certezza che in lui nulla è perduto, ed è possibile ricominciare.
Chi attraversa queste situazioni ascoltando il proprio cuore sa di aver fatto esperienza della presenza di Dio e può di-re: «Dio è passato nella mia vita». Lo dice con certezza solo dopo, come Mosè che può vedere Dio solo di spalle, dopo che è passato. Ma la memoria di questi “passaggi” sostiene nei momenti dell’oscurità. Non ve ne è alcuna evidenza, per-ché Dio è discreto e geloso della nostra libertà, ma poterlo sperimentare dentro di sé è un’esperienza ben più intensa del poter vedere e toccare la sua presenza. E non cessa di riempire di stupore.