il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto
Siamo “strada”, cioè impermeabili, per cui il seme rimane in superficie, non riesce a penetrare l’asfalto, cioè la nostra durezza di cuore? Siamo “terreno sassoso”, che subito fa germogliare il seme, ma finito l’entusiasmo, ci scordiamo della Parola e alle prime difficoltà la lasciamo morire? Siamo “terreno pieno di spine”, che consente alla Parola di penetrare nel terreno, ma soffocata da preoccupazioni e affanni? O siamo “terreno buono” capace di accogliere la Parola di Dio, di farla nostra, di farla fruttificare?