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IL MANDORLO FIORITO. SPUNTI PER RIFLETTERE

IN CRISTO IL DIO LONTANO È DIVENTATO IL DIO VICINO

L’uomo è inquieto. Nulla lo può saziare. Nulla di ciò che ha dei limiti, fosse pure l’intero universo sino alle stelle più remote. Più ottiene, più cresce la sua inquietudine. Non trova riposo. Il suo cuore è fatto per l’infinito, per un amore senza limiti. È la repressione di questo desiderio d’infinito che spiega quasi tutte le crisi del mondo d’oggi.
La morte è anche quel che rende seria la vita, che trasforma la vita in enigma, che fa germinare in essa, a dispetto di tutto, la presenza dell’infinito. Anche in una società pacificata gli uomini avranno bisogno di Dio, perché tanto la vita come la morte aspirano all’eternità. La vita nella sua pienezza e la morte nella sua austerità si uniscono per additare l’incognito…

Quanto agli altri penso in modo speciale a quei cristiani soddisfatti di sé, e insieme inquietati dal moto della vita e della storia essi dicono ai giovani che è necessario opporre il cristianesimo all’umanesimo. Neppure questo è vero. L’uomo trova in Dio la sua reale umanità, un’ispirazione creatrice capace di trasformare la vita.

Né Dio contro l’uomo, né l’uomo contro Dio, ma il mistero della umanitàdivina, che è propriamente quello del Cristo: ecco la testimonianza che siamo tenuti a dare.
Che dobbiamo dare attraverso la vita, attraverso un amore affrancato dalla paura. Proviamoci a vivere il cristianesimo, il resto verrà in soprappiù.
Bisogna essere il figliol prodigo, per scoprire tutto l’amore che il Padre ha per noi. Purtroppo molti cristiani riducono la loro fede a una vaga nozione di perfettibilità o di virtù generica. Credono di essere cristiani, ma in realtà non hanno incontrato il Cristo. Ora, il cristianesimo è il Cristo, è anzitutto un volto, il volto del Risorto. Soltanto l’incontro personale con il Risorto ci permette di partecipare alla sua vita, di ritrovare la nostra somiglianza con il Creatore che avevamo perduta. In Cristo, Dio è vicino e lo diventano pure gli altri. In Cristo, noi veniamo a scoprire che Dio è amore, e questo amore è ad un tempo la potenza che anima l’universo e la benignità che dà a uno sguardo la sua trasparenza.
Per l’uomo d’oggi, bisognerebbe tradurre tutto nel linguaggio fondamentale della vita, della morte, dell’amore più forte della morte. Se Dio esiste, non vi è niente di assurdo, non siamo più separati. Ritradurre sì, ma senza preoccuparsi troppo delle parole da usare. Se siamo esseri viventi, lo Spirito che è vita non mancherà di suggerirei le parole adatte.


ATENAGORA, patriarca di Costantinopoli

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